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Di Granito XIX Edizione:

Tenore Santa Rosulia de Benetutti e Tenore Santu Franziscu de Alà (Sardegna)

PALAU, Roccia dell’Orso – Capo D’Orso

sabato 07 settembre 2024

h. 17,00

Tenore Santa Rosulia de Benetutti
Tenore Santu Franziscu de Alà

Di Granito
XIX edizione

Musiche tradizionali tra sacro e profano 
sonorizzazione della Roccia dell’Orso
dedicata a Pietro Sassu, Mario Cervo e Antonio Are
concerto acustico itinerante di musiche tradizionali

 

In collaborazione con
Lugori S.c.a.r.l., ISRE, Archivio Mario Cervo, Ass. “Tottoi Zobbe e Antoni Are”

Si rinnova l’appuntamento annuale con il Canto a Tenore, tra le forme polivocali più antiche del mediterraneo, che si caratterizza per un uso gutturale delle voci gravi, un canto difonico che ha similitudini a Tuva e nella Mongolia.

Tenore Santa Rosulia de Benetutti (Sardegna)

— Giampaolo Sanna boghe
— Alessandro Sanna boghe e mesa ‘oghe
— Gavino Usai mesa ‘oghe
— Francesco Arras contra
— Salvatore Formiga bassu

Tenore Santu Franziscu de Alà (Sardegna)

— Antonio Sanna, Francesco Pitta, boghe e mesa ‘oghe
— Salvatore Ghisu, Lorenzo Bua,
contra
— Daniele Bua,
basciu

 

Statico, immobile, apparentemente sempre uguale, per questo rassicurante. Eppure ha subito nel tempo continui mutamenti, è stato scavato, eroso dal vento e dalla salsedine, scolpito per regalarci forme inusuali che accompagnano il nostro sguardo. Se ci soffermiamo sulla sua superficie, le tracce cambiano giorno dopo giorno: è una roccia viva, abitata da muschi, licheni e da piccole forme che disegnano sulla sua pelle rugosa, mondi non conosciuti, mappe immaginarie, colorate cartine geografiche.

La musica di tradizione orale è di granito.

Apparentemente chiusa in una circolare ripetizione, nella sua variazione minimale – la sola apertura concessa a chi la interpreta, la abita e la trasforma – muta continuamente il suo profilo e i suoi tratti.
Trasformazione lenta, inesorabile che la pone in contatto con il presente, non museificata. Pensate ad un masso di granito vivo, ad un masso cavato, ad una pietra che vi da il benvenuto in ‘Costa Smeralda’. È sempre granito ma…il primo pulsa, emoziona, ci da forza, il secondo disorienta, fa mancare riferimenti esistiti per secoli, spezza il paesaggio, il terzo è come un animale braccato e costretto in cattività, come un totem indiano, rubato, davanti a cui banchetta il generale Caster.

Di Granito è l’emozione della circolarità delle voci roche consumate dall’usura, fragili, belle quando sono invecchiate ed emozionanti perchè trasmettono sapere; è quel senso di formicolio sottopelle che non si riesce a spiegare e trova nelle lacrime il suo senso più profondo; quella sfida con il limite del proprio corpo che ti fa sentire il più glorioso abitante degli abissi, capace di non respirare per ore e incantare con forza ipnotica chi sceglie te per essere rappresentato.

Di Granito è un ritratto, è uno specchio che riflette una immagine apparentemente statica in cui con attenzione possiamo scorgere i mutamenti di un impercettibile ma inesorabile trasformazione.

 

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